macramé
Clementina Brescianino

E' noto che in Italia il macramè emerge in primo piano nella storia della Liguria, fatto che ha costituito un punto di riferimento essenziale per gli studiosi del settore. Vale per tutti l'ottimo studio a firma di M. Daniela Lunghi e Loredana Pessa: Macramè – L'arte del pizzo a nodi nei paesi mediterranei, 1996, Sagep Editrice, Genova.

Più che tentare una discutibile sintesi di quanto mi piacerebbe che tutti sapessimo sul macramè preferisco cedere la parola a chi ha saputo farlo egregiamente. Perciò propongo alcuni brani citati da questo bellissimo libro, colto e documentato, corredato di ampia bibliografia e ricco apparato iconografico, nell'intento di suscitare curiosità e interesse anche grazie ai vuoti che lascerò tra una citazione e l'altra.


"Sarebbe troppo semplicistico affermare che il macramé sia invenzione dovuta ai marinai. Se essi, infatti…eseguivano piccoli manufatti annodati come cinture, amache, borsette, per il merletto di un asciugamano o di una tovaglia di lino occorreva molto tempo, un ambiente luminoso e pulito e mani delicate…cose difficili ad aversi a bordo di un mercantile. I marinai dei velieri liguri ebbero un'altra importante funzione: la diffusione di pizzi eseguiti con questa tecnica nelle terre in cui sbarcavano. Secondo un uso antichissimo, noto già nel XIII secolo, sulle navi mercantili in partenza da Camogli, Sori, Recco, Rapallo, Voltri, Pegli, Genova, nel bagaglio personale di ogni marinaio era compresa una certa quantità di "paccottiglia" cioè un insieme di varie merci come tele di lino di Chiavari...pizzi, argenteria. Tali merci venivano vendute allo sbarco, soprattutto nei porti del Sud-America e i n quelli del Pacifico. Le donne liguri collaboravano a questo piccolo commercio, che rendeva molto, con manufatti confezionati da loro, come pizzi e reti da pesca. Così si diffusero certe mode in America Latina…" (p.26)


"Le origini più remote della tecnica di annodatura che sta alla base di ciò che oggi chiamiamo macramè coincidono con le origini della tessitura stessa e con le soluzioni cercate dai tessitori per fermare, a prodotto finito, gli orditi e impedire alle trame di scendere, sfacendo il tessuto. La soluzione più decorativa consiste nel creare in fondo al tessuto una frangia i cui elementi possono essere suddivisi in gruppi regolari che, intrecciati e annodati fra loro, danno vita a bordi traforati la cui complessità va da una semplice rete a maglie regolari sino a un vero e proprio pizzo. L'uso di frange annodate come ornamento di abiti è testimoniato già in fregi assiri del IX secolo a.C. Un esempio di questi rari reperti giunti sino a noi è la tunica dell'Egitto romano trovata negli scavi del 1978 della città fortificata di Qasr Ibrim sul Nilo, datata al I secolo a.C." (p.27)


"Non è tuttavia possibile determinare un luogo d'origine, né una data di nascita della tecnica del macramè, in quanto l'intreccio di fili verticali, di ogni genere di fibra tessile, annodati a formare un tessuto senza l'intervento di trame, è comune ad ogni epoca e civiltà." (p.30)


"Un grande scialle moderno della Colombia testimonia la diffusione in tutto il continente americano della tecnica del macramè che è anche denominato "pizzo messicano", ed è oggi difficile capire se quest'ultimo sia un'eredità delle civiltà precolombiane o se provenga dall'Europa dei conquistatori spagnoli." (p.32)


"Tutte le definizioni apparse sino ad oggi della parola "macramè" concordano unanimamente sulla sua origine araba e alcuni studiosi affermano che il macramè era utilizzato nei paesi arabi già dal XIII secolo, per confezionare frange ornamentali e guarnizioni di abiti.
Macramè deriva dall'arabo mahramatun (fazzoletto) o da migramah (frangia per guarnizione), da cui vengono anche i termini turchi-ottomani mahrama e makrama (asciugamano o fazzoletto da capo con decorazione ricamata o tessuta).
Più che l'invenzione (abbiamo visto quanto sia diffusa e antica la tecnica di questo intreccio a nodi), al mondo arabo si devono probabilmente certe sue applicazioni, la terminologia e, soprattutto , la sua diffusione nell'area del Mediterraneo.
Difatti esso compare nei paesi islamizzati come la Spagna dei Mori e la Sicilia, o in quelle città, come Genova, che ebbero con essi scambi commerciali e contatti durati vari secoli." (ibidem)


"A confermare la sua origine araba sta il fatto che in Andalusia , dove questo intreccio è prodotto per diversi secoli, il macramè prende il nome di fleco morisco (frangia moresca)".(p.63)
"...In cordicelle di lino intrecciate a macramè sono i finimenti per asinelli, muli e buoi, secondo un uso diffuso anche in Liguria e in Sicilia fino all'inizio del nostro secolo. La Sicilia è un'altra regione contraddistinta da antichi rapporti col mondo arabo." (ibidem)


"Nella seconda metà dell'Ottocento i merletti tornano di moda ovunque. Accanto alla produzione meccanica che rifà , a prezzi molto bassi, gli stili del passato, nascono le prime collezioni finalizzate essenzialmente più che alla conservazione, alla creazione di repertori e campionari da copiare nelle scuole di merletto e nelle manifatture di tipo cooperativistico, nati con fini filantropici e morali e sostenute da entusiaste nobildonne."(p.69) (seguono ampie citazioni )


"Nel 1883 M.Charles Wetter inventa, dopo vari tentativi, il merletto "chimico", che consente di imitare, con sorprendenti risultati, merletti storici come i reticelli , i più complessi punti ad ago veneziani, i merletti d'Irlanda, i filet, i Sol, e anche il macramè….Ho spesso rilevato che sia gli stilisti italiani moderni sia le riviste di moda definiscono impropriamente "macramè" un tipo di pizzo meccanico di una certa consistenza, usato per biancheria intima o come ornamento di abiti femminili." (p.72)


"Tra la fine del XIX secolo e i primi anni dl XX , si assiste ad una grande rivalutazione delle arti applicate o decorative , favorita dall'estetica dell'Art Nouveau , che dette luogo in ogni paese europeo, come negli Stati Uniti, a varianti tipicamente nazionali, manifestandosi ovunque con caratteristiche diverse." (p.77)


Sarebbe troppo semplicistico affermare che il macramé sia invenzione dovuta ai marinai. Se essi, infatti... eseguivano piccoli manufatti annodati come cinture, amache, borsette, per il merletto di un asciugamano o di una tovaglia di lino occorreva molto tempo, un ambiente luminoso e pulito e mani delicate…cose difficili ad aversi a bordo di un mercantile.
"Tra le varie tecniche tessili anche il macramè torna di moda, destando entusiastici consensi." (ibidem)


"Dopo la seconda guerra mondiale, l'interesse per le arti decorative in genere e per le arti femminili, in particolare, sembra spegnersi. Ciò si verifica soprattutto in Italia , forse per un fenomeno di rigetto: le arti femminili erano state oggetto di propaganda del regime fascista che le aveva strumentalizzate con la sua retorica per propugnare un ideale di donna esclusivamente dedita alla maternità e alla casa." (p. 79)


"Ma, oltre alle merlettaie che oggi lavorano sporadicamente il macramè per sé o per una ristretta clientela (sino a pochi anni fa molte suore lo lavoravano in conventi sparsi qua e là per l'Italia) alcuni artisti contemporanei hanno rivisitato questa tecnica.
Non si tratta di arti applicate ma di espressioni creative pure e originali, completamente libere da ogni tipo di uso pratico tradizionale". (p.82)